Archivio per Categoria Lavoro & Sanità

Corte di Giustizia U.E. sentenza C-302/11 del 18/10/2012

La Corte dichiara contrarie al diritto comunitario le norme che non includono i contratti a tempo determinato nel computo della anzianità di servizio. Il principio prevale anche sulla norma contraria dei CCNL sanità vigenti sino al 2019.

La sentenza

Corte di Giustizia U.E. ordinanza nella causa C-50/13

L’’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999, che figura in allegato alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, dev’essere interpretato nel senso che esso osta ai provvedimenti previsti da una normativa nazionale, quale quella oggetto del procedimento principale, la quale, nell’ipotesi di utilizzo abusivo, da parte di un datore di lavoro pubblico, di una successione di contratti di lavoro a tempo determinato, preveda soltanto il diritto, per il lavoratore interessato, di ottenere il risarcimento del danno che egli reputi di aver sofferto a causa di ciò, restando esclusa qualsiasi trasformazione del rapporto di lavoro a tempo determinato in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, quando il diritto a detto risarcimento è subordinato all’obbligo, gravante su detto lavoratore, di fornire la prova di aver dovuto rinunciare a migliori opportunità di impiego, se detto obbligo ha come effetto di rendere praticamente impossibile o eccessivamente difficile l’esercizio, da parte del citato lavoratore, dei diritti conferiti dall’ordinamento dell’’Unione.

Spetta al giudice del rinvio valutare in che misura le disposizioni di diritto nazionale volte a sanzionare il ricorso abusivo, da parte della pubblica amministrazione, a una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato siano conformi a questi principi.

La sentenza

Corte di Cassazione Civile, sentenza 23 gennaio 2015 n. 1260.

Rinnovazione illegittima dei contratti a termine: il danno è quello “comunitario”, di tipo sanzionatorio, ed il parametro utile è costituito dall’art.8 della L.15/07/1966 n.604, da un minimo di 2,5 ad un massimo di 6 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto.

La sentenza

Differenze tra qualifica D e Ds. Corte di Cassazione Sez. Lavoro 20 febbraio 2020 N.4386

Sulle differenze tra qualifica D e Ds in termin di responsabilità per i risultati della struttura e ampio margine di discrezionalità.

       La sentenza

Prelievo del 2,5 per T.F.R. per i dipendenti in T.F.S. Gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale 23 dicembre 2018 n.213

Il Tribunale di Catania sia deguae rigetta la domanda di restituzione dell’ingiusto prelievo.

Nel precedente sistema l’ndennità di buonuscita era finanziata da un accantonamento di una percentuale pari al 9,60% sull’80% della retribuzione a cura dell’Amministrazione, con diritto di rivalsa sul dipendente nella misura del 2,5%. Tale sistema è venuto meno a decorrere dal 01/01/2011 a seguito dell’entrata in vigore del D.L.78/2010 e della introduzione del sistema del T.F.R. dal 01/01/2011.
Tuttavia le Amministrazioni hanno continuato ad eseguire un doppio prelievo, sia quello a titolo di T.F.R. (6,91%), sia quello a titolo di indennità di buonauscita (2,5)! Tale ultimo prelievo è stato era stato censurato dal T.A.R. Calabria, che aveva ordinato la restituzione delle somme trattenute.

La sentenza

Legittimità della clausola “claims made”. Cassazione Civile, sentenza 28 aprile 2017 n.10506

La Corte afferma la legittimità della clausola “claims made” contenuta nelle polizze assicurative della responsabilità sanitaria, in forza della quale sono coperti i sinistri il cui pagamento viene chiesto per la prima volta durante il periodo di validità della polizza, anche se accaduti precedentemente.

        La sentenza

Pronta reperibilità e art.328 c.p. Cassazione penale, sentenza 19/11/2015 n.1351

Il medico in turno di pronta reperibilità non può rifiutarsi di intervenire

La sentenza

Corte di Cassazione civile, sentenza del 23/12/2014 n.27363

Illegittimità della rinnovazione di contratti a termine: il risarcimento del danno non è automatico, ma deve essere provato secondo gli ordinari criteri del diritto interno

La sentenza

CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA: SENTENZA DEL 26 NOVEMBRE 2014 sul rinnovo dei contratti a tempo determinato nel pubblico impiego

E’ contraria alla clausola 5, punto 1, dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999, allegato alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, la normativa italiana, che, consente “in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali per l’assunzione di personale di ruolo delle scuole statali, il rinnovo di contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti nonché di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, senza indicare tempi certi per l’espletamento di dette procedure concorsuali ed escludendo qualsiasi possibilità, per tali docenti e detto personale, di ottenere il risarcimento del danno eventualmente subito a causa di un siffatto rinnovo

Seppure, in mancanza di una specifica disciplina dell’Unione in materia, le modalità di applicazione di tali norme spettino all’ordinamento giuridico interno degli Stati membri in forza del principio dell’a autonomia procedurale di questi ultimi, esse non devono essere però meno favorevoli di quelle che riguardano situazioni analoghe di natura interna (principio di equivalenza)

La sentenza