Archivio degli autori Alberto Del Campo

I requisiti del mobbing. Cassazione Civile, sentenza 1° marzo 2012 n.3187

Per mobbing si deve intendere una condotta del datore di lavoro o del superiore gerarchico, sistematica e protratta nel tempo, tenuta nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro, che si risolve in reiterati comportamenti ostili che finiscono per assumere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica, da cui può conseguire la mortificazione morale e l’emarginazione del dipendente, con effetto lesivo del suo equilibrio fisiopsichico e del complesso della sua personalità. E si è precisato che ai fini della configurabilità della condotta lesiva del datore di lavoro sono, pertanto, rilevanti:
a) la molteplicità di comportamenti di carattere persecutorio, illeciti o anche leciti se considerati singolarmente, che siano stati posti in essere in modo miratamente sistematico e prolungato contro il dipendente con intento vessatorio;
b) l’evento lesivo della salute o della personalità del dipendente;
c) il nesso eziologico tra la condotta del datore o del superiore gerarchico e il pregiudizio all’integrità psico-fisica del lavoratore;
d) la prova dell’elemento soggettivo, cioè dell’intento persecutorio.

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Contratti a tempo determinato ed anzianità di servizio. Tribunale di Brescia, sentenza 2 gennaio 2013 n.839

Per il Tribunale di Brescia l’anzianità di servizio dei rapporti a tempo determinato è sempre valida, anche se c’è “soluzione di continuità”. Di conseguenza in tali casi viene anticipato l’aumento della indennità di esclusività. Le opposte norme dei CCNL vigenti all’epoca sono in contrasto con i principi della DIRETTIVA 1999/70/CE DEL CONSIGLIO del 28 giugno 1999 relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato. La sentenza:

      La sentenza

Consenso informato ed intervento diverso da quello concordato. Cassazione Civile, sentenza 17/01/2013 n.1024

Il consenso informato non si estende ad un intervento poi risultato, anche in parte, diverso da quello concordato.

La sentenza

Compensi intramoenia non versati all’azienda: è peculato. Cassazione Penale, sentenza del 26/06/2012 n.25255

Il medico che non versa alla Azienda sanitaria i compensi dell’attività intramoenia commette il reato di peculato.

La sentenza

Consenso informato e tutela della privacy. Il caso del test HIV eseguito senza consenso e della diffusione del risultato.

Anche se la L.135/1990 consente di eseguire il test HIV  senza il consenso del soggetto per motivi clinici, nel suo interesse, il principio và interpretato ai sensi dell’art.32, comma 2 Cost., ed il mancato consenso è superabile solo nel caso di “obiettiva ed indifferibile urgenza” o nel caso  di “specifiche esigenze di interesse pubblico (rischi di contagio di terzi o altro)“; in ogni caso deve essere garantito il diritto alla riservatezza. La sentenza: